Urne cinerarie scoperte in località diverse nei monti che circondano l’antico castello di Barga indicano l’origine dei primitivi abitanti liguri-apuani deportati dai romani e dispersi nella Campania. L’etimologia del nome è incerta. Secondo alcuni paleografi deriverebbe da Lucio Barcolio, lucumone di Luni. Altri affermano che il nome di Barga provenga da Bargena, città della Tunisia, le cui genti venute in Italia al seguito di Annibale, 200 anni prima di Cristo, qui si sarebbero fermate.
Antichi documenti attestano come nel IX secolo Barga fosse un feudo della famiglia longobarda dei Rolandinghi, passato in seguito sotto la giurisdizione dei Marchesi di Toscana. I barghgiani ottennero dalla Margravia, Contessa Matilde di Canossa, esenzioni fiscali, autonomie amministrative, propietà demaniali. Questi privilegi vennero riconfermati dall’Imperatore Federico I il Barbarossa.
Nonostante le franchigie concesse dall’imperatore i barghgiani, di fatto, continuarono ad essere sottoposti ai lucchesi i quali, dal momento in cui intorno al Mille si costituirono in libero Comune e allargarono il loro dominio territoriale spingendosi in tre direzioni diverse:Val di Nievole, Valle della Freddana-Mare, Valle del Serchio.
Morendo, la Contessa Matilde lasciò alla Chiesa tutti i suoi territori fra cui quelli della Garfagnana contestati però dai lucchesi che spinti dal proprio Vescovo Opizone invasero con molte truppe la Media Valle del Serchio distruggendo e saccheggiando chiese, oratori, ospedali, dormitori. Abbatterono il Castello di Loppia distruggendone la chiesa ed imprigionando il Pievano Ottonello. Non ebbero ardire di assalire il castello di Barga perchè vi risiedeva in quel momento il Nunzio Apostolico Cencio, inviato in Garfagnana dal Pontefice Gregorio IX.
La relazione di quanto i lucchesi avevano compiuto nella “diletta Garfagnana” inviata a Roma dal dal Nunzio provocò l’ira del Papa che, come immediata punizione, soppresse la Diocesi di Lucca dividendola fra quella di Luni, di Pistoia, di Volterra e di Pisa promulgando l’interdetto e la scomunica. I lucchesi rimasero atterriti e commercialmente distrutti.
Appena i barghigiani capirono in quali cattive acque nuotassero i lucchesi ne approfittarono e nuovamente, aiutati dai pisani, si ribellarono al dominio di Lucca. Due anni dopo avere assaltato il Castello di Loppia, nel 1234, i lucchesi ritornarono ad assediare Barga, capitale religiosa della Garfagnana conducendo l’assedio senza molto impegno, temendo con una facile vittoria di provocare ancora di più le ire del Santo Padre nel momento in cui a Roma autorevoli intermediari stavano contrattando il perdono papale.
Ottenutolo nel 1236 , con la potenza del denaro e la forza delle armi, i lucchesi fecero presto ad estendere il dominio sui castelli vicini. La Garfagnana venne divisa in tre vicarie: Castiglione, Barga, Coreglia. Da quel momento Garfagnana e Barga trascorsero un lungo periodo di pace durante la quale le guerre si svolsero altrove.
Nel corso di circa 60 anni, per la sua particolare posizione, Barga divenne un rinomato centro per lo scambio delle merci provenienti dal coreglino, dal modenese, dalla Garfagnana e dalla Versilia attraverso il Passo di Petrosciana-Fornovolasco-Gallicano-Caterozzo. A Barga giungevano i mercanti ad incettare lana, seta, formaggio di pecora, abbacchi, miele, trote marinate. La competività negli acquisti si fece talmente concorrenziale che i lucchesi, per proteggere il proprio commercio, imposero un forte dazio su tutti i prodotti che uscivano dalle loro Vicarie e che venivano acquistati dai mercanti fiorentini. Questi ricorse allora al contrabbando. Impossibilitati i lucchesi a sopprimerlo, prendendo a pretesto lo sconfinamento di alcuni pastori barghigiani nei territori confinanti della Vicaria di Castiglione, vennero a Barga e distruggendo le mura (1298) misero il Castello a ferro e fuoco uccidendo e imprigionando molti barghigiani mentre altri si salvarono fuggendo a Firenze dove rimasero fuoriusciti per oltre trenta anni.
Barga rimase terra bruciata per diversi anni fino a quando Castruccio Castracani, sostituendosi al Signore di Pisa Uguccione della Faggiola, nel 1316 divenne Signore di Lucca. Con il Castracani, Barga ritornò un’importante Vicaria. Castruccio riedificò le mura. I commerci, per lunghi anni languenti, ripresero forza sotto il controllo dei lucchesi.
I barghgiani spaventati dalla spietatezza del Castracani e ricordando quanto avevano sofferto, si guardarono bene dal riprendere i traffici commerciali con i fiorentini.
La misteriosa morte di Castruccio avvenuta il 3 settembre 1328, all’indomani della vittoriosa battaglia di Pistoia, diede forza e coraggio ai barghgiani che si dichiararono volontariamente sudditi di Firenze. Ciò avvenne il 31 gennaio 1331, nel momento in cui la potenza di Lucca andava precipitosamente sgretolandosi. Dalla scomparsa del Castracani, Lucca venne più volte venduta e ricomprata e nel 1341 i fiorentini l’acquistarono per 100 mila fiorini d’oro.
Non appena i pisani appresero che i fiorenti avevano comprato Lucca, certi di essere danneggiati da quell’ingrandimento, con molta truppa occuparono quella città ancora prima che i fiorentini ne prendessero possesso. Ciò avvenne il 1 agosto 1341. Mentre fu facile ai i pisani incorporare le Vicarie di Coreglia e di Castiglione, non riuscirono mai a sottomettere Barga.
Trascorsi quegli avvennimenti Barga ebbe un lungo periodo di pace durante il quale i barghigiani, migliorando le loro condizioni economiche, intensificarono il commercio costruendo nuove mulattiere allargando quelle vecchie. La popolazione crebbe di numero e si costruirono nuove case. La vita nel Castello, fino ad allora svoltasi attorno alla Rocca (Duomo) si andò a poco a poco spostando verso il basso, attorno a quella piazza che, in onore di Firenze, sarà chiamata Santa Maria Novella. Sarebbe divenuta in seguito piazza Pietro Angeli e dai barghgiani chiamata in tutti i tempi “Aiaccia”.
Un’altra guerra fra il 1436-37 sconvolse la tranquilla vita dei barghigiani. Il celebre condottiero Niccolò Piccinino, al soldo dei Visconti di Milano, in guerra contro Firenze, venne a porre l’assedio a Barga. Egli era sicuro che sconfiggendo i barghigiani, da tutti ritenuti i più fedeli sudditi di Firenze, tutte le altre Castella sarebbero cadute una dietro l’altra senza combattere. In soccorso dei barghigiani Firenze invò un condottiero pari al Piccinino, Francesco Sforza, con molta cavalleria e numerosi fanti.
Falliti i tentativi di convincere i barghigiani alla resa il Piccini diede ordine dell’attacco generale impiegando per la prima volta le bombarde che servisrono a fare breccia sulle mura di Porta Macchiaia. Ma la mattina dell’8 febbraio 1437 le truppe dello Sforza diedero battaglia all’esercito del Piccinino e lo vinsero.
Dopo l’unione con Firenze i barghigiani, nel corso dei secoli, ottennero i seguenti privilegi: esenzione della gabella sui contratti che corrispondeva all’attuale imposta di registro; esenzione dalla tassa di macina, che corrispondeva alla tassa di famiglia; esenzione del prezzo generale dei Sali; esenzione dell’appalto del tabacco (fino al 1807 nel Comune di barga ne rimasero libere la coltivazione e la fabbricazione); esenzione dell’appalto delle carte da gioco (esenzione che favoriva una fabbrica di carte da gioco che procurava un dicreto cespite alle casse del Comune); esenzione delle gabelle di Livorno per cui i barghgiani potevano portare a Livorno i propri prodotti senza pagare dazio e ritirare da quel porto franco i vari generi senza pagare dogana; infine l’esenzione della regali della polvere da caccia.
E’ facile comprendere come una terra ricca di tanti privilegi fosse restia a cedere la cittadinanza a quei forestieri i quali, risiedendovi fin dalla nascita, ambivano ad ottenerla.
Cessate le guerre, protetta da una grande potenza militare e finanziaria quale era divenuta Fiorenze, fin dall’inizio del secolo XV la vita politica ed amministrativa di Barga si andò sempre più accentrando nelle mani di pochissime famiglie, le quali si alternavano nel goverso del Comune. Le più note di queste erano: Bonanni, Salvi, Pancrazi, Turignoli, Angeli, Menchi, Ciarpi, Tallinucci, Orlandi.
La comunità era governata da trenta Ufficiali, cioè sei consoli, sei Capitani di parte Guelfa, in seguito aboliti, di tre Difensori , uno per ogni porta, e di quindici Consiglieri.
Il primo statuto della Comunità venne redatto in latino nel 1360, quindi in volgare nel 1414.
Le porte di entrata nel Castello erano tre: Porta Reale, quella di Borgo e Porta Macchiaia o Latria.
La più importante è quella che appare a chi viene da Fornaci per la via Provinciale. Si chiamava “Manciana” o “Mancianella” perché corrispondeva in linea d’aria ad una località dallo stesso nome situata presso Piano di Coreglia, in terra lucchese. Fu poi chiamata Porta Reale in onore della visita che Leopoldo I di Lorena fece a Barga nel 1787.
La Porta di Borgo fu demolita nel 1833. Era situata nel piazzaletto oggi dicato a Emilio Biondi, quasi di fronte al Ponte Vecchio.
La terza, Porta Macchiaia, o Latria, esiste ancora benchè molto ridotta in confronto all’imponente costruzione che fu in passato. Essa volge a nord e la strada che se ne diparte prosegue per la nostra Alpe.
Il visitatore che giunge a Barga per la prima volta dalla via Provinciale si trova di fronte ad un piazzale costeggiato da un alto muro che sostiene il giardino-parco della villa Bertacchi, oggi Gramigna, costruita sulle fondamenta di una vecchia torre detta "Torre delle Armi” demolita nel 1808. Il piazzale porta il nome di Re Vittorio Emanuele II dai barghigiani sempre chiamato Il Fosso in ricordo del fossato che in antico scorreva lungo le mura esterne e colmato nel 1834 e trasformato in Piazza.
Sul bastione, dall’alto, domina in monumento bronzeo ad Antonio Mordini, opera dello scultore fiorentino Raffaello Romanelli inaugurato il 28 agosto 1905. Il discorso ufficiale fu tenuto da Giovanni Pascoli. Alla base del monumento l’eprigrafe pascoliana.
La via che porta da Porta Reale sul Piazzale dell’Arringo ove sorge il Duomo si chiama, via del Pretorio.
Da ambo i lati di essa si trovano case di antica costruzione che appartennero ai Signori di Barga: Tallinucci, Orlandi, Carrara, Carlini.
Il Palazzo Galgani, dirimpetto al Conservatorio di S.Elisabetta, venne acquistato dalla nobile famiglia Gherardi. Fu sede della Regia Pretura di Barga e Coreglia. Distrutto nel corso di un bombardamento aereo nel dicembre del 1944, fu ricostruito dai nuovi proprietari.
Ai piedi dell’Arringo trovasi il palazzo della famiglia Salvi edificato verso la metà del 1700; successivamente la facciata fi ricostruita in stile moderno per ragioni di stabilità. La famiglia Salvi è una delle più antiche del Vicariato e ad essa appartenne Salvo Salvi che, come era tradizione familiare, esercitava la professione forense.
Nella casa si conserva una nutrita raccolta di libri antichi e moderni nonché documenti riguardanti la vita sociale di Barga.
Sulla facciata di questa casa, due anni dopo la morte di Salvo Salvi, fu posta un’artistica targa di bronzo dello scultore Raffaello Romanelli riproducente l’effige dello scomparso e l’epigrafe dettata da Giovanni Pascoli che, nel discorso commemorativo, lo chiamò “ L’Uomo Giusto di Barga”
Antico Convento delle Clarisse , fondato dal Beato Michele Turignoli dei Minori Osservanti da Barga. Alla fine del sec.XVIII il Granduca Pietro Leopoldo ne fece uno dei Conservatori della Toscana per accogliere le fanciulle di civile condizione e per provvedere all’istruzione elementare delle fanciulle esterne (scuola a sgravio). Fu dotato in seguito di Scuola Normale Femminile diventata poi Istituto Magistrale Parificato Femminile. Questo nel 1938 fu trasformato in R.Istituto Magistrale misto che fino al 1961 ebbe sede in un’ala del Conservatorio stesso. Da alcuni anni l’Educandato ha cessato le sue funzioni ed il grande complesso, in parte, è stato trasformato in casa di accoglienza per anziani.
Nella Chiesa omonima sopra l’altare maggiore si trova una stupenda Pala Robbiana policroma, raffigurante l’Assunzione, attribuita a Giovanni Della Robbia.
Alle pareti un Crocifisso di legno quattrocentesco e un tondo di arte robbiana, raffigurante la Madonna, circondato di foglie e di frutta.
La Chiesa è stata costruita in quattro tempi diversi. La primitiva costruzione risale a prima del mille. Nel XII secolo venne effettuato un primo ampliamento in stile romanico. Successivamente, nel XIII secolo, con un secondo ampliamento affiarano elementi gotici con finestre ogivali. Cona la realizzazione delle due grandi cappelle laterali e del coro (1500-1600) si ebbe il terzo ampliamento che completa la definitiva costruzione del tempio.
La facciata attuale che fu già uno dei fianchi della Chiesa, ha una bellezza suggestiva. E’ in asimmetriche bozze di pietra detta “alberese di Barga”. Fra il 1927 e il 1939 quando a cura dello Stato furono intrapresi i radicali lavori di riconsolidamento, le bozze vennero rimosse ad una ad una , numerate e rimesse a posto.
La porta maggiore è sovrastata da un arco scolpito a foglie di acanto con un architrave a bassorilievo raffigurante una scena vendemmiale. E’ fiancheggiato da due colonne alla sommità delle quali si vedono due leoni che simboleggiano la forza delle fede . La facciata è ornata da una doppia serie di archetti a tutto sesto. Nei capitelli sono scolpiti disegni di figure umane , di animali e fregi vari.
La porta laterale che guarda verso la Loggetta del Podestà è sovrastata da un bassorilievo, opera di Biduino (XII sec.) che raffigura un miracolo di San Nicola.
L’interno è a tre navate. Il primo vano, dopo il portale d’ingresso, appartiene all’antichissima Chiesa del IX secolo. A destra il Fonte Battesimale in marmo bianco intarsiato. A lato della Fonte, sulla parete, una pala raffigurante San Cristoforo, Patrono di Barga, opera del pittore lucchese Tofanelli (XVIII sec.).
Sopra una colonna si può ammirare un affresco con l’immagine di S.Lucia (XV sec.), nell’interno quattro acquasantiere del XII e XIII secolo.
Si ritiene che il magnifico pulpito sia stato ideato ed eseguito da Guido Bigarelli da Como (XIII sec.)
Quattro colonne in marmo rosso sorreggono la cassa rettangolare. Due di esse poggiano su due leoni, simboleggianti la forza del cristianesimo. I leoni tengono sotto le loro gambe, l’uno un drago simboleggiante lo spirito del male e l’altro un uomo che con una mano accarezza il leone e con l’altra lo pugnala: è il simbolo degli eretici. Le colonne posteriori poggiano una sulla schiena di un nano, ossia il mondo pagano, l’altra sul pavimento.
Nella parte posteriore del pulpito è raffigurato San Giovanni Battista Precursore che annuncia il Messia. In quella che guarda la porta d’ingresso sono scolpite l’Annunciazione e la nascita di Cristo; nella terza facciata è raffigurata l’Adorazione dei Magi e degli Evangelisti.
Nel coro centrale del Duomo è una grande nicchia con la gigantesca statua di San Cristoforo che si ritiene scolpita attorno al mille.
In alto, sopra la nicchia, tondo di vetro istoriato del XV sec. Raffigurante la Sacra Famiglia, probabilmente eseguito su motivo di Lorenzo di Credi, già nel Conservatorio di Santa Elisabetta.
Nella cappella del Santissimo Sacramento – quella a destra – trovasi sopra l’altare una pala non invetriata raffigurante la Vergine con ai lati S.Sebastiano e S.Rocco protettori contro la peste. La pala mutila da temposi trovava nel nel chiostro della Chiesa di San Francesco. Fu commissionata nel 1527 dalla Comunità di Barga quando infuriava il colera.
Nella stessa cappella si possono inoltre ammirare alle pareti: il Ciborio degli Olii Santi a sinistra e l’Adorazione di Gesù Bambino a destra. Opere attribuite a Giovanni della Robbia.
Nella cappella della Madonna, a sinistra, sopra l’altare seicentesco si può ammirare un quadro raffigurante S.Giuseppe, San Rocco e S.Antonio e sullo sfondo il panorama di Barga cinquecentesca. Nel quadro è inserita una tavola del XIII secolo che rappresenta la Madonna del Molino.
Alla parete destra una Croce Giottesca.
A sinistra del Duomo, in fondo ad un verde prato, trovasi il Palazzo Pretorio, residenza dei Commissari e Podestà inviati a Barga dalla Signoria di Firenze. Sotto la loggetta sono murati numerosi stemmi dei Governatori di Barga. Sul muricciolo della scala che conduce alle sotterranee prigioni sono visibili le unità di misura di quei tempi: lo staio, il mezzo staio, il braccio barghigiano.
Dalla sommità dell’Arringo (m.410 s.l.m.)il visitatore può ammirare uno stupendo panorama: di fronte la catena delle Apuane dalle Pizzorne al Pisanino e a tergo il crinale tosco-emiliano dell’Appennino. Nel fondovalle scorre il fiume Serchio. La torre campanaria scandisce il battere delle ore che ispirarono al poeta Giovanni Pascoli la lirica “L’Ora di Barga”.
Secolo XIII. La caratteristica facciata ha ai lati della porta d’ingresso due statue marmoree rappresentanti S.Giovanni e S.Caterina. Bellissimo il coro ligneo della metà del 600 alla quale epoca appartine anche l’altare maggiore intagliato e dorato attribuito a Verzoni da Barga.
Uscendo da Porta Macchiaia si scende e si sale via della Fornacetta. Sulle origine del nome sono sorte contrastanti versioni. Alcuni affermano che in questo luogo esistesse le fornaci dei Della Robbia, altri smentiscono questa affermazione non suffragata da alcun documento attendibile. In questa caratteristica via fuori mura si trova Villa Buenos Aires che appartenne alla famiglia Togneri già emigrata in Argentina dove aveva conseguito, nel campo delle costruzioni edili, una vistosa posizione economica e di prestigio sociale. Il Comm.Ferruccio Togneri fece generose elargizioni agli Enti cittadini.
La Chiesa di Santa Maria Assunta fu ampliata nel secolo scorso con il munifico concorso finanziario di Giuseppe Bonaccorsi che fu eccellente suonatore di fagotto alle Corti di Firenze e di Lucca e costruttore di strumenti musicali ed organi per le chiese.
A nord est della Chiesa, nell’amena località di Giuncheto dove si trovano ancora i resti di un antico romitorio, nell’epoca medicea vennero aperte le cave del diaspro utilizzato per le Cappelle medicee di Firenze.
Questa piazzetta era chiamata una volta “Piazza delle Erbe” perché qui si svolgeva il mercato di ortaggi e verdure. Era conosciuta anche come “Piazza dei montanari” dato che gli abitanti della montagna vi vendevano i loro stagionali prodotti come il pregiatissimo formaggio pecorino, la lana, le castagne e la legna da ardere.
Il monumento a Garibaldi fu inaugurato nel 1884. Da allora fu cambiato il nome della Piazza.
Balduino Balduini, barghigiano, archiatra del Cardinale Del Monte, nel 1554 fu nominato Vescovo di Aversa dal Pontefice Giulio III.
Con il denaro che la carica gli procurava fu presto in grado di dare inizio alla costruzione dell’imponente palazzo che domina la piazzetta.
Sulla facciata centrale trovasi in alto lo stemma mediceo di grandi proporzioni arricchito della corona granducale. Sullo spigolo che guarda Piazza del Comune è lo stemma della famiglia Balduini. Il Palazzo durante un bombardamento aereo del 27 dicembre 1944 venne parzialmente distrutto. E’ stato ricostruito quale si presenta oggi dal Genio Civile di Lucca.
Scrive la storica Carla Sodini; “ Ser Martino Pancrazi, ricco mercante barghigiano, volendo rinnovare ed ampliare il proprio palazzo, nel 1545 ottenne il permesso dei Consoli di Firenze di disfare la Loggia dei Maercanti e di costruirla per intero nel lato opposto della piazza dove oggi si trova. I rinnovamenti voluti dal Pancrazi fecero cambiare aspetto alla piazza che d’allora divenne il centro economico del Castello.
Da un lato di essa sorgeva e sorge tuttora , anche se in gran parte rifatta, la Loggia del Mercato e dall’altro lato il palazzo di Ser Martino.
In questo palazzo accanto a motivi caratteristici dell’architettura civile fiorentina, coesistono anche elementi decorativi propri della decorazione artistica dell’Alta Garfagnana. Osserviamo ad esempio il particolare tipo di bugnato a “punta di diamante” che circonda sia il portone d’ingresso che le finestre del primo ordine. Le finestre degli ultimi due piani sono ornate di n.35 bracci di ferro che servivano per gli addobbi in occasione di pubbliche feste o per onorare illustri visitatori”.
Il palazzo fu venduto dal Dott.Pepi al Comune di barga nel settembre del 1807.
Nell’ultimo piano del palazzo si trova l’Archivio Comunale con gli atti dei Commissari inviati da Firenze a Barga ed i libri contabili detti “tassaioli” che risalgono al sec.XIII.
Dalla morte di Salvo Salvi la piazza fu dedicata al suo nome. Durante podestarile di Morando Stefani la piazza riprese il suo vecchio nome. Qui si trova la colonna medicea eretta in onore di Cosimo I nel 1548. Recentemente è stata sostituita da un analogo esemplare.
Questo palazzo era stato costruito prima del 1500 dalla ricchissima famiglia dei Bonanni ed in seguito passò a quella dei menchi, di origine fiorentina. Emigrata la famiglia dei menchi, nel secolo scorso passò alla famiglia Capretz di origine svizzera che lo trasformò in un rinomato caffè Pasticceria con biliardo.
Aggiungendovi alla fine del secolo un cinematografo.. Fu un elegante ritrovo dell’aristocrazia barghigiana, frequentato da illustri personaggi italiani e stranieri in visita o in villeggiatura a Barga, dal Senatore Antonio Mordini, da Giovanni Pascoli. Sulla terrazza del Caffè dalla quale si ammira un bellissimo panorama, si trova una targa con epigrafe detta da Giovanni Pascoli ……….
In questa piazza chiamata comunemente “Aiaccia” si trovano i due palazzi costruiti a distanza di un secolo dalla famiglia Angeli.
Gli Angeli cedettero il primo palazzo alla famiglia Tallinucci quand’essi andarono ad abitare in quello accanto nel cantonale del quale, fra il primo ed il secondo piano, si trova il mezzobusto in marmo del poeta Pietro Angeli detto il Bargeo. Il monumento venne inaugurato con u’orazione tenuta da Giovanni Pascoli Teatro dei Differenti il 27 settembre 1896.
Nel 11810 il palazzo fu venduto dagli Angeli a Bartolomeo Guidi di Filecchio. Estinta nel 1876 la famiglia Guidi, l’edificio passò ai Cecchini di Albiano e successivamente alla famiglia Mordini e poi a Dantoni di Roma. Una discendente di detta famiglia, Maria D’Antoni nel 1972 ha completamente restaurato il palazzo. Sopra la porta a pianterreno si trova lo stemma dei Medici non ancora divenuti Duchi. Ciò fa pensare che la costruzione del palazzo venisse eseguita prima che Carlo V nominasse Alessandro dei medici Duca di Firenze.
In tutti i tempi la comunità di Barga ebbe a cuore l’istruzione del popolo, come se ne trova traccia nello statuto del 1614. Il 23 aprile 1688 si costituì in Barga una Accademia Letteraria. Essa prese il nome di “Accademia dei Differenti” con il motto “ Ad Unum”. Per poter meglio svolgere l’attività recitativa alcuni accademici decisero di edificare un tetaro entro il Castello.
Esso venne ampliato intorno agli anni 1792-93 e la sua inaugurazione avvenne la sera del 25 luglio 1795 con la rappresentazione del “Marimonio Segreto” e “Giannina Bernardone” del Cimarosa. A causa degli avvenimenti bellici che intorno al 1800 portarono nel nord Italia la proclamazione della Repubblica Cisalpina e i francesi in Garfagnana dal 1796 alla pace di Luneville, febbraio 1801, il Teatro rimase chiuso per molti anni. In seguito, fino al 1860, al Differenti di Barga vennero rappresentate molte opere.
Con la musica si alternavano al Differenti le compagnie di prosa fra le più note: Salvini, Cimara, Duse ed altre di minore formato che molto aiutarono i giovani filodrammatici locali di ambo i sessi a diventare ottimi attori. Questi, in seguito, rappresentarono in proprio commedie e drammi nel corso dei vari anni.
Nel pomeriggio del 26 novembre 1911 Giovanni Pascoli nel Teatro dei Differenti pronunciò il famoso discorso “La Grande Proletaria si è mossa” dedicata ai caduti della guerra di Libia che ebbe risonanza nazionale.
L’influenza e l’importanza politica delle principali famiglie di Barga era rappresentata dal numero dei vani e dagli ornamenti architettonici dei palazzi che verso la fine del sec.XVI cominciarono a sorgere nel Castello.
Questi nuovi palazzi venivano costruiti sulle fondamenta e sulle rimanenze murarie di antiche torri o case preesistenti. In piccolo, essi riecheggiavano le linee architettoniche dei grandi palazzi fiorentini di fattura rinascimentale.
Dall’ampiezza delle sale, dei granai, delle cantine, delle soffitte riservate agli alloggi della servitù e dal numero dei ricevimenti che dette famiglie davano nel corso dell’anno e dalle persone che ricevevano ed ospitavano, era facile dedurre le consistenze patrimoniali di ognuna di esse e il peso politico che i proprietari avevano nella vita del Comune.
In via di Mezzo si trova il grandioso palazzo della famiglia Bertacchi edificato nel 1600, quasi contemporaneamente a quello Mordini al quale è unito. Le fondamenta poggiano sulle rovine di un’antica torre i cui avanzi si trovano lungo un tratto delle antiche mura castellane in via di Solco. I Bertacchi ospitarono nel proprio palazzo il Granduca Pietro Leopoldo I (1787) e Leopoldo II (1846).
Il palazzo è stato acquistato dal pittore barghigiano Bruno Cordati e i suoi eredi vi hanno realizzato una galleria con le sue opere.
Questo palazzo ha due entrate: una in via di Mezzo, dirimpetto a quella del palazzo Bertacchi e l’altra, con chiostro e pozzo artesiano, in via del Pretorio. Esso fu restaurato nel 1775 dagli eredi del Conte Cristofano che fu vice Nunzio Apostolico di Papa Pio VI presso il Re di Francia. La famiglia Pieracchi si spense verso la metà dell'ottocento con la morte del Conte Antonio. Il palazzo passò in eredità ai Cavalieri Pompeo e Roberto Bertacchi e successivamente fu acquistato dalla famiglia Marchini-Salvi di Sommocolonia.
Nella “ Guida storica pratica di Barga” Pietro Groppi così descrive questo importante palazzo, oggi proprietà della famiglia Stefani: “ questo palazzo fu fatto edificare negli anni 1762-63 dal Cavaliere Sigismondo Bertacchi su disegno del capomastro Domenico Forni di Lugano. Il Cavaliere Bertacchi nato a Castelnuovo Garfagnana ottenne per censo la cittadinanza barghigiana.
Da Porta Reale, proseguendo per via di Mezzo, a sinistra si trova una piazzetta antistante la Chiesa della SS: Annunziata e di fronte il Palazzo della nobile famiglia Mordini. Il palazzo di seicentesca fattura conserva al piano terra l’archivio e l’epistolario di Antonio Mordini.
I lavori e il ripristino di questa Chiesa furono iniziati intorno al 1600 e furono terminati nel 1737. Decisivi per la sua erezione furono i legati e i lasciti di Basilio Controni di Barga che volle che fossero ricordati i Santi Antonio, Francesco, Lodovico e Pellegrino. All’interno la chiesa rivela all’occhio attento la sua matrice barocca.
La Chiesa-Convento di San Francesco fu fatta costruire alla metà del XV secolo da Frate Beato Michele da Barga. All’ingresso un chiostro.
Nella chiesa si possono ammirare stupende opere robbiane: la Natività, le Stimmate di San Francesco e l’Assunzione. E’ meta di continui visitatori.